Le tue mani sul mio corpo
Comincio subito le riprese di un altro film. Dirige Brunello Rondi fratello del critico Gianluigi, uomo chiuso, introverso, sensibilissimo....Le tue mani sul mio corpo è un film psicoanalitico un po' lambiccato su un ragazzo che cerca la figura della madre, morta quando lui era un bambino. La scena finale è altamente drammatica, devo uccidere la mia partner l'attrice francese Colette Descombes. Giriamo in mezzo all'acqua gelida di fine ottobre al Circeo...Prima del colpo finale, il copione prevede che la baci, ma a quel punto mi sviene tra le braccia- La troupe non coglie subito il dramma, anzi un macchinista dice: Aho, mo' me pari esagerato, co'n bacio le fai pure svenì!
Lino Capolicchio D'amore non si muore pag.99 Edizioni Bianco e Nero Rubbettino
Lo stesso Lino definisce questo film, nonstante ne sia il protagonista " Psicoanalitico un po' lambiccato." Brunello Rondi, regista e sceneggiatore di Le tue mani sul mio corpo, sceneggiatura in collaborazione con Francesco Scardamaglia, ha al suo attivo in primis una lunga collaborazione con Federico Fellini partecipò, infatti, alle sceneggiature, di La dolce vita, 8 e1/2, Giulietta degli spiriti, La città delle donne, ma era comunque già stato suo collaboratore artistico per La strada, Il bidone, e Le notti di Cabiria.
Rondi partecipò anche alla sceneggiatura di Europa 51' di Roberto Rossellini.
Formatosi nella temperie cinematografica del Neorealismo fu attratto da una parte dalla critica sociale alla corruzione morale degli ambienti borghesi, e da una parte dai verso i misteri dell'animo umano, con una propensione ad analizzare le nevrosi sessuali.
Torniamo alla frase che ha usato Lino per descrivere questo film: "psicoanalitico un po' lambiccato" sullo psicoanalitico, non credo ci sia bisogno di dare spiegazioni, ma sul po' lambiccato forse si, perché lambiccato non dico sia un temine desueto ma comunque è un termine particolare, i sinonimi di lambiccato sono: privo di spontaneità, o di efficacia a causa dell'insistenza, su motivi sottili e arzigogolati; astruso, artificioso, cervellotico, complicato.
In poche parole non comprensibile a tutti, e in effetti, se si vanno a leggere i pareri dei cinefili, in merito ci si accorge che sono contrastanti, c'è chi si è annoiato, c' è chi ha scritto che la trama è poco efficace, c'è, invece chi ha studiato e lo giudica un film di buona qualità, a prescindere dal fatto che Rondi aveva già all'epoca 1969, come abbiamo visto un curriculum di tutto rispetto, anche in un precedente film Il demonio del 1963 era ispirato agli studi antropologici di Ernesto De Martino. Con Le tue mani sul mio corpo vuole indagare, oltre allo sfasciarsi della famiglia, la psiche umana, nello specifico quella affetta da "Regressione" Il protagonista del film Andrea soffre, appunto, di "Regressione" ovvero: un meccanismo di difesa inerente all'organizzazione libidica, che consiste in un ritorno allo stadio precedente dello sviluppo o dell' Io, in risposta ad una frustrazione della soddisfazione libidica. Questo meccanismo comporta il ritorno ad un funzionamento o ad uno stato psichico più obsoleto, a modalità difensive primitive, o il riorno ai primi oggetti relazionali. Il ritorno ad una precedente modalità di funzionamento è vissuta come rassicurante nei confronti dell'angoscia creata da difficoltà o conflitti attuali.
Più che nei dialoghi, che ha volte possono risultare verbosi, la messa in scena di questa regressione psicologica di Andrea, nel film viene fuori dalle immagini, sia quelle iniziali, in cui in una spiaggia deserta (metafora della solitudine dell'anima del protagonista), dapprima sbarra scavando con le mani nella sabbia, il passaggio ad un bacarozzo, e poi con quelle stesse mani lo salva dall'arrivo dell'onda, per poi precipitarsi con il motorino, provando anche a guidare ad occhi chiusi, che poi andando avanti nel film, quando si decide ad uscire dal suo studio fotografico in casa del padre, una sorta di antro, dove attraverso bizzarri collage, per lo più a sfondo erotico si sente al sicuro, esce prova a familiarizzare con gli invitati, ma non riesce, allora sferra il contrattacco, ad una delle tante feste organizzate dal padre e dalla sua giovane moglie, (Josè Quaglio e Erna Schurer si presenta con una fidanzata, che sovverte la quiete borghese, non tanto perchè è di colore, quanto perchè attira l'attenzione su di se, per il suo modo di essere e per le sue azioni.
La potenza delle immagini è forte, e ben sappiamo che il regista dirige ma sono poi gli attori che interpretano e qui Lino ha delle espressioni intensamente dolenti.
Questo film ha comunque varcato i confini italici, é stato oggetto dell'attenzione di un blogger francese :
http://le-giallo.over-blog.com/article-14918977.html
Miriam Comito
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